Capella San Silvestro

San Silvestro in Alpe

Presso l’antichissima strada che dalla Valle della Drava conduceva a Monguelfo, ai piedi del Corno di Fana, a 1912 metri d’altezza e con un panorama eccezionale, sorge il frequentatissimo santuario di San Silvestro in Alpe.
Luigi Oberrauch sulla rivista “Schlern” racconta di un’antica tradizione secondo cui, sul luogo dove oggi si trova la chiesetta, sarebbe cresciuto il cosiddetto “larice sacro”. Ascoltiamolo direttamente: “In un’epoca a noi lontanissima, sorse la chiesetta di San Silvestro fatta costruire da un imperatore cristiano sul luogo dove abitavano dei pagani, adoratori di idoli di legno.
In passato, si scorgeva ancora accanto alla chiesetta un larice molto antico e poderoso, dai cui rami solevano pendere figurinette di cavalli, mucche e uomini fatti di legno, cera o anche semplicemente argilla. Uno degli antichi parroci di Dobbiaco finì col fare il muso duro contro questa pianta che un po’ dovunque era chiamata “larice sacro”. Un giorno, fra l’indignazione popolare, un gruppo di boscaioli chiamati da fuori finirono con l’abbattere l’albero, destinandolo al fuoco. I pastori degli alpeggi, i contadini di Franadega e Candele, di Versciaco e della Costa dei Nosellari non cessarono di ostinarsi nell´ antica tradizione e proseguirono quel loro genere di devozione attorno al ceppo del larice abbattuto, rifiutando ogni particolare ossequio alla vicina chiesetta.
Ci sono ancora dei vecchi i quali pretendono anche oggi di indicare dove un tempo spuntasse la ceppaia.”
Secondo un’altra voce che ancora corre tra la gente, nella prima metà del XV° secolo numerose bestie di rapina avevano danneggiato gravemente mandrie e greggi delle pasture di montagna. I pastori ricorsero all’aiuto di San Silvestro, che è patrono del bestiame. Si narra che essi avrebbero portato la statua del Santo dal Duomo di San Candido sui pascoli. Da principio la statua sarebbe stata collocata sotto una grossa pianta, ma in seguito i devoti avrebbero costruito un’apposita cappella.
La cappella attuale sorse nel XII° o XIII° secolo e nel 1440 venne ampliata. Il 3 agosto 1441 la chiesetta recevette una nuova consacrazione e nel 1455 fu arricchita di indulgenze del vescovo di Bressanone, Nicolò Cusano. Nell’estate d’ogni anno prese a svolgersi un imponente processione che, partendo da San Candido, raggiungeva San Silvestro. Vi prendevano parte in gran numero i contadini di tutta l’Alta Pusteria. Ci si rivolgeva all’intercessione del santo patrono degli alpeggi per chiedere la benedizione di Dio sul bestiame. L’imperatore Giuseppe II°, nel quadro delle sue ben note riforme, fece chiudere la chiesetta. Era l’anno 1786. Il piccolo tempio sull’alpe incominciò così a decadere. Fu solo nel 1899 che venne restaurato. Dopo d’allora si ebbe una ripresa annuale delle processioni. Per quanto riguarda Dobbiaco, vi si tiene ogni anno la cerimonia della Via Crucis nel giorno di San Vito, il 15 giugno.
L’interno del piccolo tempio è costituito da una sala rettangolare con il tetto piatto in legno e una modesta abside volta a oriente. I quadri che vi si trovano sono opera della scuola di Bressanone e, probabilmente, provengono dal “Maestro di Klerant”. Sul giro dell’arco di trionfo si trovano gli apostoli Pietro e Paolo, come pure i due patroni della diocesi Ingenuino e Alboino. Sul retro dell’arco compaiono due angeli che sostengono un sudario e, entro l’ambito dell’Altar Maggiore dedicato all’Annunciazione, si possono vedere la nascita del Cristo, la Madonna con il Bambino Gesù e con Santi, l’adorazione dei Magi, la presentazione al Tempio, la Visitazione e inoltre Santa Caterina e S. Dorotea. La volta è ornata con i simboli dei quattro Evangelisti e una raffigurazione dei Padri della Chiesa. Le sculture in legno risalgono in parte al XV° secolo (San Silvestro, Madonna con Bambino), e in parte al secolo XVII° (figure in rilievo dei due Vescovi che, secondo Kühebacher, sono i Santi Candido e Corbiniano, patroni del monastero di S. Candido).